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lunedì 20 gennaio 2014

Anita B., il film di Roberto Faenza su un inedito dopo Auschwitz

Tra memoria e il bisogno di dimenticare si muove la storia di una ragazzina sopravvissuta ai campi di concentramento e ancora piena di voglia di vita

Anita B., il film di Roberto Faenza su un inedito dopo AuschwitzLa storia è tratta dal romanzo Quanta stella c'è nel cielo di Edith Bruck, scrittrice di origini ungheresi, nata in una famiglia povera ebrea, che nel 1944, poco più che bambina, ha vissuto l'esperienza del ghetto, quindi Auschwitz, Dachau, Bergen-Belsen. Bruck ha anche scritto la sceneggiatura insieme a Faenza e Nelo Risi, in collaborazione con Iole Masucci. 
Piombiamo nel 1945, al confine tra Ungheria e l'allora Cecoslovacchia: Anita (Eline Powell) è una ragazzina sopravvissuta ad Auschwitz. Ha visto morire i suoi genitori nel campo di concentramento eppure, sopra i suoi zigomi pronunciati, gli occhi brillano di voglia di vita. La libertà è un invito verso il futuro. A Zvikovez, tra le montagne della Cecoslovacchia non lontane da Praga, i sudeti (i tedeschi che popolavano la zona dei monti Sudeti e le zone di confine dell'attuale Repubblica Ceca) vengono ricacciati in Germania e agli ebrei sono assegnate le loro abitazioni. Anita viene accolta in casa di sua zia Monika (Andrea Osvart), dove vive insieme al marito Aron (Antonio Cupo), il figlioletto Roby e il fratello di Aron, il giovane e attraente Eli (Robert Sheehan, il divo delle adolescenti protagonista della serie televisiva Misfits). Avida di abbandonarsi finalmente a un abbraccio, a racconti e ricordi lancinanti ma forse liberatori, dovrà invece sbattere contro la risoluta e fredda volontà di dimenticare di Monika e dei suoi famigliari. "Lascia Auschwitz fuori da questa casa", è la raccomandazione che le fa Eli.
"Sono serena perché viaggio verso il passato con un solo bagaglio: il futuro", è il pensiero di Anita sulla scena finale.
 



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