Tra memoria e il bisogno di dimenticare si muove la storia di una ragazzina sopravvissuta ai campi di concentramento e ancora piena di voglia di vita

Piombiamo nel 1945, al confine tra Ungheria e l'allora Cecoslovacchia: Anita (Eline Powell) è una ragazzina sopravvissuta ad Auschwitz. Ha visto morire i suoi genitori nel campo di concentramento eppure, sopra i suoi zigomi pronunciati, gli occhi brillano di voglia di vita. La libertà è un invito verso il futuro. A Zvikovez, tra le montagne della Cecoslovacchia non lontane da Praga, i sudeti (i tedeschi che popolavano la zona dei monti Sudeti e le zone di confine dell'attuale Repubblica Ceca) vengono ricacciati in Germania e agli ebrei sono assegnate le loro abitazioni. Anita viene accolta in casa di sua zia Monika (Andrea Osvart), dove vive insieme al marito Aron (Antonio Cupo), il figlioletto Roby e il fratello di Aron, il giovane e attraente Eli (Robert Sheehan, il divo delle adolescenti protagonista della serie televisiva Misfits). Avida di abbandonarsi finalmente a un abbraccio, a racconti e ricordi lancinanti ma forse liberatori, dovrà invece sbattere contro la risoluta e fredda volontà di dimenticare di Monika e dei suoi famigliari. "Lascia Auschwitz fuori da questa casa", è la raccomandazione che le fa Eli.
"Sono serena perché viaggio verso il passato con un solo bagaglio: il futuro", è il pensiero di Anita sulla scena finale.
"Sono serena perché viaggio verso il passato con un solo bagaglio: il futuro", è il pensiero di Anita sulla scena finale.
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